Anna Maria, testimoniare la nostra storia è una missione

Anna Maria Fagarazzi è una sopravvissuta al dramma delle foibe: ‘Ho dovuto assistere all’uccisione di due ragazzi’

Costretta a fuggire dalla sua terra quando era una bambina di 9 anni, Anna Maria Fagarazzi continua tutto l’anno e tutti gli anni a testimoniare la tragedia delle foibe e dell’esodo istriano fiumano e dalmata.

Da sopravvissuta porta, soprattutto nelle scuole del vicentino dove risiede, la sua diretta testimonianza, raccontando della fuga disperata per non finire infoibata assieme alla sua famiglia. Poi l’arrivo a Vicenza dove vissero per quasi otto anni in un campo profughi, ricavato da un ex seminario vescovile bombardato, patendo sofferenze e fame. Anna Maria Fagarazzi conduce la sua vita come una missione: non dimenticare le atrocità vissute e non lasciare cadere nell’oblio le vittime delle foibe e gli esuli istriani, fiumani e dalmati. Ricordare significa tenere viva la memoria e portare rispetto a chi è stato perseguitato e finito vittima dell’odio.  

Leggi il servizio a titolo di esempio

https://www.altovicentinonline.it/arte-e-cultura-2/foibe-e-esuli-a-piovene-la-sopravvissuta-anna-maria-fagarazzi/

Il cibo in Istria dalle origini all’età moderna

Tutta la nobile storia dell’Istria nei secoli rivive negli «Atti» e «Memorie» dei suoi studiosi e attraversa i tempi grazie alla «Società istriana di archeologia e storia patria». Dopo 100 anni dalla sua istituzione, guidata dal Prof. Giuseppe Cuscito, la Società collabora ai nostri giorni con studiosi italiani e d’oltre confine per richiamare alla memoria i grandi passaggi della storia.

Il cibo in Istria dalle origini all’età moderna

Il luogo viaggio dei vetri istriani nella seconda guerra mondiale

Nel volume degli «Atti» e «Memorie» pubblicato nel 2018* la ricerca storica entra nelle abitudini alimentari delle popolazioni istriane e negli usi comuni del vetro, piatti e coppe sin dall’età romana, attinenti alla presentazione e conservazione del cibo stesso. Ne tratta Alka Starac nel saggio di apertura, Piatti e coppe dalla collezione romana del museo archeologico dell’Istria di Pola ma in parte inediti. Alcuni, chiarisce la studiosa, fanno parte della raccolta che riuniva i reperti dal Quarnero con le isole di Cherso e Lussino, altri, precisa, hanno fatto un “viaggio” lungo e complicato negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale e sono giunti a Pola senza dati sicuri su sito e modalità di ritrovamento. Ma l’accurato studio archeologico restituisce a molti manufatti l‘identità di ciascuno e con ciò permette, attraverso i vetri e le coppe sopravvissute, di conoscere i gusti e i costumi delle comunità istriane dall’età antica, al Medioevo, fino all’Ottocento.

A tavola con le Benedettine è una gustosa indagine sull’ex Convento di San Teodoro di Pola, dalle cui evidenze l’autrice, Tatjana Bradara, ricava dati significativi per apprenderne la vita al suo interno e gli usi quotidiani relativi ai vasellami e alle stoviglie.

* Volume CXVIII della raccolta (LXVI della nuova serie)

Gli Esuli a Roma: com’eravamo e come siamo

Da Villaggio operaio dell’E42, fatto di padiglioni dove si insediarono dal 1946 in poi ben 2000 esuli giuliano dalmati, per arrivare ad oggi.

La valorizzazione del nucleo storico del Quartiere Giuliano-Dalmata della capitale procede con nuovi progetti proposti e condivisi con il comitato delle Associazioni storiche, sociali e sportive del Quartiere. L’obiettivo e “storicizzare” la vita del quartiere nei decenni e rendere fruibile questa vivacità a tutti.

Il Comitato è composto da:

  • Società di Studi fiumani – Archivio Museo Storico di Fiume
  • Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato provinciale di Roma
  • Associazione per la Cultura fiumana istriana dalmata nel Lazio
  • Associazione Sportiva Giuliana
  • Associazione onlus Giuliano Dalmata nel Cuore.

Nella foto (cliccare sull’immagine per completarla) la panchina tricolore dedicata a Norma Cossetto, vicino al cippo carsico che ricorda i Caduti giuliano-dalmati, sulla Via Laurentina che delimita il Quartiere. Sullo Sfondo la “Casa della Bambina” che fu per molti anni collegio e la scuola elementare per i figli degli Esuli; oggi è sede regionale del Numero Unico di Soccorso 112.

Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia: incontri a Cremona

Al via un Ciclo di Incontri on-Line con l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano Comitato Province Cremona Lodi, Federazione Nazionale dei Diplomatici e Consoli Esteri In Italia, Centro Incontri Diplomatici, Società di Studi Fiumani in collaborazione della Provincia di Cremona dal titolo: “Trieste Fiume Istria e Dalmazia – Dall’unità d’Italia alla guerra fredda”.

Considerando la valenza culturale degli argomenti trattati– afferma il Presidente ISRI Gr. Uff. Emanuele Bettini – e l’importanza del giorno del ricordo delle foibe (10 febbraio), è un atto dovuto conservare nella memoria storica il sacrificio di migliaia di esuli fiumano-dalmati che hanno dovuto lasciare la loro casa e i loro affetti e rifugiarsi in Italia. Fu un vero esodo, una ferita che rimane ancora aperta”.

Il primo incontro si è tenuto martedì 22 febbraio, relatore dottor Marino Micich (Direttore Museo Storico di Fiume) che è intervenuto sul tema “Il Trattato di Pace di Parigi del 1947 – Le Conseguenze sulla popolazione Italiana delle Terre Giuliane e Dalmate”. A seguire giovedì 24 febbraio (ore 15) con Luciano Monzali (professore ordinario in Storia delle Relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari) che parlerà del tema “L’italianità Dalmatica dagli Asburgo a Tito”. Venerdì 25 febbraio, invece, il professor Giovanni Stelli (presidente Società di Studi Fiumani) relazionerà sul tema “L’annessione sofferta di Fiume all’Italia nel 1924 dopo l’impresa dannunziana e lo stato libero”. Infine, venerdì 18 marzo interverrà Laura Calci, con “Ricordi di una profuga Fiumana”.

Mons. Malnati ricorda i religiosi martiri delle foibe

Monsignor Malnati: la Chiesa pagò con molti martiri la vicinanza alle popolazioni sofferenti.

Negli anni più difficili del dopoguerra la Chiesa fu sempre vicina agli esuli e fu uno degli obiettivi preferiti della persecuzione del regima comunista, contando così decine di sacerdoti e attivisti cattolici morti in odio alla fede. Lo ricorda a VaticanNews Mons. Ettore Malnati, vicario per la cultura e il laicato della diocesi di Trieste e a lungo segretario particolare di monsignor Antonio Santin, vescovo originario di Rovigno che è stato per decenni un punto di riferimento per tutte le comunità giuliano dalmate dell’esodo.

“Monsignor Santin ha difeso le popolazioni di Trieste e dell’Istria – racconta monsignor Malnati – sia sotto l’occupazione tedesca sia sotto quella jugoslava, era vicino a tutti, italiani, croati e sloveni, quindi le autorità vedevano in lui un impedimento al loro strapotere”. Monsignor Malnati ricorda che a Trieste sparirono circa 4000 persone e che in tutta l’Istria l’occupazione titina divenne ben presto anche persecuzione religiosa, con sacerdoti di ogni lingua ed etnia tra le vittime di questi atti.

Monsignor Malnati racconta anche del grande lavoro della Chiesa fatto negli anni successivi nei campi profughi allestiti in Italia per le centinaia di migliaia di esuli giuliani dalmati. 

LEGGI IL SERVIZIO https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-02/giornata-del-ricordo-delle-foibe-memoria-e-riconciliazione.html

Nella foto il Beato Don Francesco Bonifacio

70 anni dalla tragedia del piccolo esule Nicolò Crivici

Sono trascorsi 70 anni dalla tragica morte di Nicolò Crivici. Era figlio di Nicolò Crivici e Carolina, esuli di Fiume, provenienti da Trieste e arrivati a Termini Imerese (Palermo) nell’agosto 1949 con gli altri figli Loretta e Sergio.

Nel secondo dopoguerra la città ospitò oltre mille esuli istriani, fiumani e dalmati. Arrivarono da Pola, Fiume e Zara per scappare dalle persecuzioni degli jugoslavi e furono accolti all’interno del campo profughi (ex caserma La Masa).

Il 15 febbraio 1952 il campo fu segnato da un evento particolarmente triste. Un’ambulanza della Croce Rossa, durante una manovra a marcia indietro, schiacciò con le gomme posteriori il piccolo Nicolò Crivici di cinque anni, nato a Vallona (Cherso).

La sorella Loretta, che vive a Trieste, continua a mantenere viva la memoria del fratello. “Un ricordo doloroso – dice Loretta – siamo fuggiti da Cherso, perché volevano cambiarci il cognome in Krivicich, ma i miei genitori non lo accettarono e, per questa ragione, sono stati arrestati. Nel luglio del 1948 hanno optato per restare italiani. Da Cherso a Fiume in mare, da Fiume a Trieste con il treno e da Trieste a Termini Imerese“.

Nella foto un gruppo di Esuli a Termini Imerese

LEGGI L’ARTICOLO

https://www.esperonews.it/2022021615695/categoria-g-z/termini-imerese/esuli-fiumani-a-termini-imerese-70-anni-dalla-tragica-morte-di-nicolo-crivici.html

OZNA. Il terrore del popolo. Storia della polizia politica di Tito

Josip Broz non è stato un ideologo e neppure un trascinatore di folle. Il suo ruolo è stato tutto assorbito dalla dimensione del rivoluzionario, meglio del “cospiratore rivoluzionario” che –con gli strumenti che gli sono propri, quelli del terrore– conquista prima il partito, poi il paese. Lo scrittore William Klinger ha ricostruito tale percorso e ha messo a fuoco quanto, in tale modus operandi di Tito, sia stato determinante il ruolo del suo apparato repressivo.

Se ne parla venerdì 18 febbraio alle 17:30 nella Sala Tommaseo in Campo San Fantin, 1897 a Venezia presso l’Ateneo Veneto, con la presentazione del volume “OZNA. Il terrore del popolo. Storia della polizia politica di Tito” di William Klinger (Trieste, Luglio Editore 2015).

Interventi di Paolo Sardos Albertini (Lega Nazionale) e del giornalista Toni Capuozzo. Modera Silvia Zanlorenzi (Anvgd Venezia).

Leggi la presentazione

Raccolta di documenti per ricostruire la storia degli Esuli giuliano-dalmati giunti a Rimini

Obiettivo costruire un archivio a disposizione di studiosi e ricercatori.

Quella dei profughi istriani, dalmati e fiumani è una storia di dolorose amnesie, silenzi e strumentalizzazioni politiche, una vicenda su cui ancora molto resta da indagare e studiare. Così l’amministrazione comunale di Rimini, in una nota, rende pubblico un bando, promosso dall’Istituto storico di Rimini e dalla Biblioteca Gambalunga, per raccogliere fonti e testimonianze su una storia a lungo dimenticata, in particolare documentando la storia sconosciuta degli esuli giunti nel territorio riminese, costituendo un archivio a disposizione di studiosi e ricercatori.   

Si invitano tutti coloro che possiedono, in originale o in copia, diari, appunti, lettere, fotografie e memorie che testimoniano la propria esperienza o quella familiare, a spedirli o consegnarli all’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea (Via Gambalunga, 27, 47921 Rimini), oppure chiederne il ritiro, contattando l’Istituto storico (istitutostoricorimini@gmail.com; tel. 054124730), entro e non oltre il 1° settembre 2022.   La consegna potrà anche essere temporanea, ovvero limitata al tempo necessario a effettuarne una copia a cura dell’Istituto storico e della Biblioteca Gambalunga.   Insieme ai materiali si dovrà allegare il Modulo di partecipazione, scaricabile dal sito dell’Istituto storico (www.istitutostorico.it) o da quello della Biblioteca Gambalunga (www.bibliotecagambalunga.it), per esprimere l’accettazione delle Norme previste dal vigente Bando, e fornire i dati anagrafici richiesti.

Leggi il Bando 

https://www.altarimini.it/News157616-un-bando-per-ricostruire-la-storia-degli-esuli-italiani-distria-giunti-a-rimini.php

Nella foto un angolo della “Biblioteca di Pietra” creata nel 2014 a Rimini e protesa verso l’Adriatico

Il Giorno del Ricordo e le provocazioni insulse

Alessandro Tich, figlio di fiumani e direttore di BassanoNet.it, aveva scelto un profilo basso per il Giorno del Ricordo 2022. Ma i rigurgiti del revisionismo e le provocazioni di iniziative a discredito della verità storica, lo hanno convinto a intervenire. Un articolo da leggere, nella sua disarmante semplicità dei concetti. L’amarezza di chi vorrebbe vivere i propri ricordi in una serenità che stenta ad essere lasciata in pace.

Leggi l’articolo con il link qui sotto.

https://www.bassanonet.it/news/29675-se_mi_girano_le_pale.html

Le campane degli Esuli a Fertilia che non suonano più

È quanto si legge nell’articolo dell’Unione Sarda edito lo scorso 11 Febbraio nel quale viene ricordato che le cinque campane furono donate nel 1959 dalla città di Trieste (e dall’allora vescovo, monsignor Antonio Santin) alla comunità esule a Fertilia.

Lo stato di degrado strutturale del campanile della chiesa di San Marco e il sistema elettrico di attivazione sta impedendo da 3 decenni il funzionamento delle campane. Quei rintocchi erano il simbolo del legame tra gli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia, che fondarono Fertilia, con Trieste capitale morale dell’esodo. E ricordavano, con il loro suono, il valore storico della diaspora. Nel progetto originario della chiesa, la cui prima pietra venne posata l’8 marzo 1936, non era previsto il campanile, che venne realizzato nel 1957 per volontà della comunità giunta dalle terre della Venezia Giulia e da don Francesco Dapiran in particolare.

Oggi la fatiscenza del campanile, senza il rumore delle sue campane, rappresenta il declino di un luogo di grande valore storico e sociale. Sarebbe importante che le Istituzioni, di ogni ordine e grado, si adoperassero per consentire il restauro del campanile e a queste campane di poter riprendere a suonare” dicono in coro diversi residenti e i componenti del museo storico Egea di Fertilia, come osserva il quotidiano Sardo nella triste celebrazione del Giorno del Ricordo.

Leggi l’articolo

https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sassari-provincia/fertilia-le-campane-di-san-marco-non-suonano-piu-da-30-anni-fwlggw9u