La contrada di Fiume chiamata Crimea…
Nel corso del tempo tornano a noi luoghi e figure che ritroviamo nelle silenziose pagine dei migliori scrittori -vere sentinelle delle grandi memorie e della autentica cultura-. Così le opere di tanti letterati dell’Esodo conservano nel tempo l’ombra profonda della vita e le luci degli spazi amati che infine hanno attraversato per sempre.
Una sensibilità letteraria, memoriale e umana si deve -tra i molti altri autori dell’esilio- a Enrico Morovich, custode degli ambienti natali vissuti negli anni più cari, intorno ai noti paesaggi mai dimenticati. Scrittura rievocativa -la sua- di atmosfere e orizzonti, di incontri umani e gentili. Ne ritroviamo un esempio nel racconto Quattro ragazzi di fiume in Miracoli Quotidiani – editore. Sellerio-Palermo.
Ambientato durante la Prima guerra mondiale, nell’estate del 1918, questo racconto richiama lontane presenze umane a noi ormai ignote, ma ci è giunto sorprendente quanto l’autore riferiva allora di quella contrada di Fiume conosciuta a quel tempo come Crimea, laddove -dopo la fine delle ostilità belliche- vennero edificate “abitazioni civili”.
A cura di Patrizia C. Hansen